mercoledì 28 gennaio 2009

Il matrimonio in una società femminista

Ricevo da un lettore e pubblico:

Ciao sono un ragazzo di 23 anni che per ora non ha decisamente intenzione di sposarsi, ma dato che sento ogni giorno di padri mandati in sciagura da divorzi con figli, cioè casa persa auto etc etc… mi domandavo se ci fosse un metodo per far si che ciò non accada? e se questo che sto per proporvi sia un buon metodo:

prima del matrimonio dichiarare la casa in cui si andrà ad abitare(qualora fosse di mia proprietà) ad uso ufficio di una SRL e di prendere sempre prima del matrimonio un’auto aziendale sempre della stessa srl.

fissare come residenza della mia famiglia in una casa affittata oppure facendo una dichiarazione di ospitalità , anche se in teoria non ci abiterò.

so che è brutto pensare ciò prima del matrimonio, ma sentendo certi casi penso che vedermi sottratto le mie proprietà in modo quasi incondizionato mi faccia sentire usurpato. Addirittura in casi in cui la mia cara ex porta in casa un nuovo tizio e non lo sposa, pagando vitto e alloggio per tutti e due. Per non parlare di un senso di inferiorità che spesso gli uomini sono costretti a subire durante il matrimonio, dato che un passo falso gli potrebbe scoinvolgere la vita.Ciao

Risponde il responsabile di Antifeminist Online Journal :

L’unico metodo certo per evitare di perdere casa, figli, soldi, auto e salute psicofisica è non sposarsi. Ogni strategia, piano d’azione e precauzioni varie, per quanto ben architettate possano essere, non risolvono i due problemi principali legati al matrimonio in una società femminista come la nostra.

Il primo di questi due problemi principali sorge appena ci si sposa: la moglie da quel preciso momento prende il coltello dalla parte del manico. Il secondo problema è che, in caso di separazione, nella stragrande maggioranza dei casi è l’uomo a rimetterci.

Per quanto riguarda il Primo Problema, la tua ragazza appena diventa “moglie” viene automaticamente investita di un potere che prima, durante la relazione normale, non aveva.
E’ il potere di ricattarti usando come arma lo Stato (Femminista), cioè minacciando la separazione con tutto ciò che ne consegue (il Secondo Problema). Tutte le grane del Primo Problema possono manifestarsi in un’infinità di modi. Un esempio: avete dei figli, tu vuoi mandarli alla scuola privata, tua moglie alla scuola pubblica. Discutete, litigate, e non arrivate ad un compromesso. La sera, o le sere, dopo il litigio, tua moglie decide di “ammorbidirti” un : non te la dà. E non te la dà nemmeno il giorno dopo, quello dopo ancora, e magari non si concede per settimane o addirittura mesi. Quest’arma, quella cioè del ricatto sessuale, l’aveva anche prima del matrimonio, ma era spuntata, perchè tu le potevi opporre altre armi: ti lascio, vado con un’altra, vado a prostitute, etc.etc. Tutte queste armi, adesso, non le hai più. O meglio, le hai ma potenzialmente ti si possono ritorcere contro: se la lasci, vai con un’altra, vai a prostitute o altro tua moglie potrà utilizzare il suo Nuovo Potere, che prima non aveva, e invocare lo Stato (Femminista) per chiedere la separazione e punirti con tutto ciò che ne consegue.

Durante la vita coniugale tua moglie può fare il bello e il cattivo tempo, e dovrai sempre aver presente che per quanto “terreno” tu possa guadagnare, lei avrà sempre e comunque il controllo dell’intero campo di gioco. E’ questa una di quelle situazioni in cui, l’unico modo per non perdere, è non giocare. Non sposarsi. Non si può e non si deve affidare il proprio destino esclusivamente al “buon cuore” della persona con cui si sta insieme. Per gli uomini mancano tutta una serie di garanzie che rendono il matrimonio l’equivalente della roulette russa.

Una volta che si prende coscienza di questo, bisogna valutare il problema a monte, e prima di chiedersi “mi conviene sposarmi ?“, sarebbe meglio chiedersi “perchè voglio sposarmi ?“.

Per i credenti, potrebbe sorgere il bisogno di realizzare il sacramento del matrimonio. Ma ha senso realizzare questo sacramento in una società corrotta, in cui il matrimonio sembra esser diventato una scusa per fare baldoria in chiesa per un giorno, e poi spassarsela per una settimana nella “luna di miele” alle Maldive, salvo poi dissolvere questo “legame sacro” quando Lei decide che è tempo di “liberarsi dalle catene del marito” (ma non dal suo conto in banca) ? Non è forse questa, per i credenti, una grave offesa al sacramento del matrimonio ?
Così come in una chiesa adibita per le messe nere e l’adorazione del demonio non si dovrebbe celebrar messa, così in una società corrotta dal tumore femminista non si dovrebbe far uso di tradizioni che di pulito gli è rimasto solo il guscio, ma il cui interno è in putrefazione.
Chi compra una mela perchè attratto dalla buccia lucente e apparentemente sana, per poi scoprire che al suo interno è marcia e con i vermi, non ha certo colpa. E’ stato ingannato. Ma chi ha capito, sa, e ha visto che la mela è marcia, e nonostante ciò decide ugualmente di comprarla, ha solo se stesso da biasimare quando poi verificherà quel che già sapeva prima.

Per i non credenti, invece, la questione è molto più semplice, e decidere di non sposarsi prende un significato di indipendenza dal potere sempre più oppressivo dello Stato.
Perchè regalare allo Stato ulteriori libertà di entrare fin dentro le nostre stanze da letto, dandogli in mano ancora più strumenti per punirci nel caso in cui Lei decidesse che è giusto così ?
Questo potere, che lo Stato ha usato e continua ad usare per trasferire soldi dalle tasche degli uomini alle tasche delle donne, e per allargare a dismisura la libertà delle donne a discapito di quella degli uomini, vede oggi la sua più grande espressione proprio nel Matrimonio. Ed è per questo che, proprio mentre si ha il crollo del numero dei matrimoni [1], cioè mentre si va ad indebolire uno degli strumenti che lo Stato usa per allargare il proprio potere sui cittadini, si inizia a parlare di “nuove soluzioni” per sostituire questa tradizione ormai marcescente. Ecco dunque l’entrata in scena di “matrimoni moderni”, cioè i DICO, i PACS, e altre diavolerie simili, che vorrebbero -con la scusa dei diritti degli omosessuali- far cadere nel calderone femminista proprio quegli uomini eterosessuali che iniziano a guardare con diffidenza il matrimonio tradizionale [2].
Se questi uomini non si sposano, come farà poi lo Stato a trasferire parte dei loro soldi ad altrettante donne ? E come farà a restringere ulteriormente le loro libertà, impoverendoli, se questi non sposandosi hanno deciso di privare lo Stato di quest’arma ?

L’unica soluzione è non sposarsi. Se si vuole vivere l’esperienza della vita coniugale, si può sempre sperimentare con delle convivenze più o meno lunghe [3], sempre a patto che non vengano fatte leggi insidiose e ingannevoli per equiparare la convivenza al matrimonio.
Una cosa, infine, va detta con grande chiarezza: chi compera una mela avvelenata, sapendo che è avvelenata, non si aspetti poi alcuna “solidarietà” da parte dei suoi simili quando l’effetto letale del veleno inizierà a farsi sentire.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Note:
[1] Negli ultimi trent’anni sono diminuiti del 32,4%, dati ISTAT 2006.
[2] Secondo recenti statistiche dell’ISTAT, le coppie di fatto eterosessuali sono attualmente circa 555.000, mentre 10 anni fa erano meno della metà: 227.000. Lo Stato (Femminista) sta cercando, e trovando, nuovi metodi creativi per continuare a saccheggiare le proprietà degli uomini, bloccando di fatto ogni possibile convivenza fra uomo e donna che non sia sanzionata, controllata, e circoscritta in un campo minato con ordigni anti-uomo che garantisca la punizione della parte maschile della coppia in caso di separazione. In questo scenario, un uomo che decide di sposarsi non ha tutte le rotelle apposto.
[3] Sulla questione della convivenza, vedere questo link.